TARGET PANIC: COME GESTIRE IL “BLOCCO DELL’ARCIERE”!

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Target panic”, “Paura del giallo”, “Malattia della carta”: sono alcune delle tante forme che si usano per descrivere il panico del bersaglio, una forma di ansia da prestazione che colpisce l’arciere quando tira in gara e in allenamento.

Come un vero e proprio blocco che non consente di arrivare al centro del bersaglio, i sintomi principali di questo problema sono l’irrigidimento del corpo dell’arciere, che non riesce più a comandare il movimento corretto (il braccio dell’arco si blocca, difficoltà di eseguire un ancoraggio corretto, problemi ad uscire correttamente dal clicker), l’incapacità di eseguire lo sgancio della freccia al momento opportuno (il rilascio è anticipato o ritardato, le frecce partono da sole), la difficoltà di posizionare il mirino sul giallo (impossibilità di mantenere la mira).

Si è discusso molto su quelle che possono essere le possibili cause.

Tra le più frequenti troviamo, per esempio, un allenamento troppo intensivo o agonismo troppo precoce a fronte di assenza o inadeguata preparazione mentale. E’ infatti documentato che la mancanza di visualizzazione mentale del tiro, di una tecnica di concentrazione personalizzata dell’atleta e di coordinazione della respirazione siano importanti fattori di influenza nell’insorgere di questo fenomeno.

Certamente anche l’utilizzo di libbre maggiori rispetto alle proprie possibilità o aver iniziato a tirare con un arco scuola troppo potente sono elementi che possono influire negativamente sulla capacità di concentrazione e quindi indurre maggiormente all’errore rendendo l’arciere più insicuro.

Anche l’esasperazione del gesto tecnico con eccessiva concentrazione sulla mira e conseguente stanchezza mentale può portare ad anticipare o ritardare l’esecuzione del tiro penalizzando la prestazione.

Se è fuor di dubbio che alla base di questo problema giochi un ruolo fondamentale la componente mentale, alcuni possibili rimedi possono coinvolgere anche le dinamiche di allenamento ed essere adottati sulla linea di tiro.

Per esempio può risultare utile spostare l’attenzione sull’attività muscolare evitando quindi di concentrarsi sulla mira e iniziare a tirare su distanze brevi da aumentare gradualmente, tirare “a paglia” oppure tirare al buio (o ad occhi chiusi) o mirando a dei palloncini. Questo consentirà all’arciere di evitare di giudicare il proprio tiro e di concentrarsi solo sulla propriocezione del gesto.

Anche lavorare sul ritmo di tiro utilizzando un metronomo o cronometrando i tempi può aiutare a togliere importanza alla mira e trovare dei tempi di esecuzione ottimali.

Per quanto riguarda l’aspetto mentale, un elemento chiave è rappresentato dalla definizione di obiettivi personali specifici, misurabili e realistici, che tengano conto dei i propri limiti e delle proprie potenzialità e che prevedano una progressione in crescendo nel tempo.

Determinante la creazione di routine di concentrazione pre-gara, pre-tiro e post-errore. I rituali infatti alimentano per definizione sicurezza, fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

Usare inoltre la respirazione diaframmatica profonda e il rilassamento muscolare progressivo contraendo e decontraendo i gruppi muscolari coinvolti (per es. le spalle) può diventare un valido aiuto per ridurre efficacemente lo stress e l’ansia da competizione.

Non da ultimo, concentrarsi sulla singola freccia visualizzando ripetutamente il gesto tecnico, anche a differenti velocità e scomponendolo nelle sue fasi, aiuta a correggere, automatizzare e perfezionare la propria routine di tiro.

A cura della Dott.ssa Stefania Ortensi, Psicologa dello Sport

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